Nella società che vivete, ragazzi, è spesso la violenza il linguaggio più trasmesso.
Film, canzoni, esempi di cronaca concordano nell’affermare che la vita è una lotta per la sopravvivenza e che la legge del più forte vince sempre. Così, in questa premessa c’è il germe negativo dell’intolleranza, del sentimento di superiorità che infesta voi, ragazzi, e quei principi che ci hanno reso liberi, felici, civili.
Anche a Terracina, anche attorno a noi, ci sono elementi che ci preoccupano: conflittualità forti tra ragazzi, egocentrismo, ricerca spasmodica di visibilità.
Visibilità per che, per chi? Per piacere alle ragazze? E allora voi, ragazze, scegliete meglio, scegliete bene, fate chiaramente capire che un ragazzo violento con gli altri non lo volete. Perché un ragazzo violento con gli altri lo diventerà, prima o poi, verso di voi!
Per chi? Per gli amici? Allora voi, ragazzi, fate capire al “bullo” che non seguite i suoi gesti ma anzi ve ne allontanate. Lasciate che compia da solo quelle azioni, non le appoggiate, non ridete di bravate o cattiverie lesive di altri. Pensate, pensate bene se foste voi a ricevere un insulto, una violenza, come vi sentireste?
Io spesso chiedo: “A voi è mai successo?” e voi spesso rispondete: “Sì!”.
Bene, allora perché, se sapete come ci si sente a subire queste azioni poi non vi ergete a custodi e protettori degli altri, dei più piccoli quando è il momento?
Non solo non siate spettatori ma siate protagonisti! Protagonisti della difesa dei “più piccoli” e del principio di una società più sana in cui non si pensi a se stessi più di quanto non si pensi agli altri.
Il bullo lasciato solo metta da parte l’orgoglio che avvelena il cuore e capisca che sarà veramente accettato ed amato se impara a rispettare ed amare.
La vittima non sarai mai sola: la stragrande maggioranza delle persone, grandi e piccole, è dalla sua parte. Alza lo sguardo, ragazzo, ragazza, e guarda i tuoi simili. Anche loro hanno subito un insulto, troverai pietà e compassione nei loro sguardi.
La scuola in tutto questo può fare qualcosa? Certo, può accentuare il dubbio, può favorire la risposta!
Nella scuola, talvolta, questo si crea: l’amicizia e il dissapore, la gioia di stare insieme e la voglia di prevaricazione.
Noi, che siamo scuola, che siamo società, dobbiamo necessariamente fare una scelta di campo, una scelta di vita: dalla parte dell’amore.