Recensione: Alice Urciolo, La verità che ci riguarda, 66Thand2nd, Roma, 2023, €. 15,30
Il primo romanzo di Alice Urciuolo, “Adorazione”, che abbiamo di recente recensito sulle pagine di questo giornale, esplora le vite di giovani adolescenti in una piccola comunità. Il suo secondo romanzo, “La verità che ci riguarda”, esplora temi profondamente legati alla fragilità umana e alla ricerca di identità, con un focus particolare sulle dinamiche familiari e relazionali.
La protagonista, Milena, è una giovane universitaria che si trasferisce a Roma lasciandosi alle spalle un passato segnato da disturbi alimentari, una madre coinvolta in una setta religiosa e un rapporto difficile con il padre. A Roma cerca di reinventarsi, cambiando perfino la pronuncia del proprio nome, ma rimane invischiata in una relazione tossica con Emanuele, un uomo affascinante e manipolatore. Il libro affronta temi come la dipendenza affettiva, il senso di colpa e la lotta per l’autodeterminazione. Milena vive un viaggio emotivo in cui la sua vulnerabilità, alimentata dalle mancanze emotive della famiglia, la rende terreno fertile per relazioni disfunzionali. Attraverso il contrasto tra la fragilità delle donne della sua famiglia e la sua personale lotta per liberarsi, la storia costruisce un arco narrativo che culmina nella rinascita della protagonista.
Nonostante il libro affronti argomenti importanti come la dipendenza affettiva, i traumi familiari e la tossicità nelle relazioni, possiamo sostenere che temi come questi vengano trattati in modo eccessivamente schematico e didattico. La narrazione risulta a volte troppo esplicita e poco sottile, perdendo l’opportunità di esplorare le complessità psicologiche dei personaggi. Ad esempio, il rapporto tra Milena ed Emanuele è descritto in modo prevedibile, senza sorprese o particolari intuizioni. Un’altra caratteristica negativa è lo stile della Urciuolo, il quale pur essendo apprezzato da molti critici, è in realtà troppo lento e ridondante. In molti capitoli del romanzo c’è la tendenza a soffermarsi su riflessioni introspettive che rischiano di appesantire l’andamento della storia e di allontanare il lettore dalla lettura. Per cui si può pensare che questa seconda opera della scrittrice pontina in fin dei conti non sia riuscita a soddisfare le aspettative.
Consiglio “La verità che ci riguarda” a chi cerca una lettura più schematica e ripetitiva, perfino rassicurante, ma lo sconsiglio a tutti i lettori che cercano una lettura più elaborata, profonda e complessa.