Il 1977 segna un passaggio importante nel panorama musicale mondiale. La prima vera crisi economica dalla fine della seconda guerra che si abbatte prepotentemente dal 1973 su tutti (o quasi) gli Stati, che spinge l’inflazione e genera problemi di carattere sociale, porta anche novità nell’approccio della musica quale sistema di “comunicazione” per le masse (soprattutto tra i giovani dell’epoca); e i vari movimenti che avevano alimentato la produzione discografica fino a quel momento devono fare i conti con una vena artistica che non riesce più a ‘produrre’ novità interessanti per il pubblico e con un cambiamento della società che diventa sostanzialmente diversa da quella degli anni ‘60 e della prima metà degli anni ‘70.
Il movimento Prog, che tanto aveva prodotto in Europa (Inghilterra, Italia, Germania e Francia su tutti) e non aveva invece avuto molta fortuna negli USA (per motivi legati più che altro alla ‘diversa’ Storia dei due continenti), sembra essere giunto al capolinea e si affacciano nuove tendenze legate proprio ai cambiamenti in atto nella società dell’epoca.
In questo contesto il 28 ottobre 1977 viene pubblicato l’album ‘Never mind the bollocks, here’s the Sex Pistols’ che dà ufficialmente inizio ad un nuovo filone rock: il Punk.
Già il titolo è qualcosa al di fuori del politically correct in cui la musica si era mossa fino ad allora (letteralmente ‘Lascia perdere le cazzate, ecco i Sex Pistols’) ma ciò che caratterizza questa nuova tendenza è sicuramente l’immagine di brutti, sporchi e cattivi che si vuole far emergere con il modo di esprimersi attraverso i brani o le esibizioni dal vivo.
Immagine che, prima ancora della pubblicazione dell’album, porterà immediatamente i Sex Pistols ad avere problemi con la casa discografica, la A&M Records, con cui avevano firmato il contratto per produrre il loro secondo singolo God Save the Queen, (il primo singolo, Anarchy in the Ù.K., era stato prodotto dalla Emi con la quale già avevano ‘rotto’ il rapporto).
Il 10 marzo del 1977, infatti, presso la sede della A&M Records, di fronte a Buckingam Palace, dove si festeggia la firma appena apposta sul contratto tra le parti, Johnny Rotten, il cantante del gruppo, vomita sulla scrivania del Direttore Generale della casa discografica e imbratta tutto l’ufficio. Sei giorni dopo la A&M Records rescinde il contratto e le 25.000 copie stampate fino ad allora del singolo God Save the Queen vengono inviate alla distruzione e non verranno mai immesse sul mercato. Se ne salvano 9 che sembra siano state regalate ad alcuni dirigenti della casa discografica al momento della stampa.
Ma chi si occupa materialmente della distruzione avrà adempiuto correttamente al suo obbligo?
Questo non è dato saperlo. Fatto sta che questo singolo con etichetta A&M Records è destinato a diventare uno dei dischi più rari e ricercati al mondo.
Dopo la rottura con la A&M Records il brano verrà pubblicato sempre come 45 giri con l’etichetta Virgin e poi inserito nell’album Never mind the bollocks, here’s the Sex Pistols.
Il primo novembre 2019, una copia originale del 45 giri God Save the Queen dell’A&M Records viene battuta all’asta per 13.000 sterline (al cambio di oggi pari a 14.943 euro) facendo di questo 45 giri uno dei più costosi in assoluto.
Sex Pistols