Mentre migliaia di industrie e individui inquinano senza remora, si celebra, oggi, la giornata della Terra. Il grido comune è investiamo nella terra. Sinceramente credo che il grido sia sbagliato. Sarebbe più corretto urlare a perdifiato investiamo su noi stessi. C’è un’ ignoranza generale, o meglio, una noncuranza generale, che porta a non pensare a nulla se non alla propria individualità, al proprio io. Ci caratterizza una cupidigia che, paradossalmente, produce condizioni esiziali per il vivere comune e per il proprio vivere, poiché la fine della Terra corrisponde alla fine dell’essere umano. Presi dai ritmi spasmodici della nostra società consumistica abbiamo creato una intera isola, come Giorgio Rosa con la celebre Isola delle Rose, con la sola differenza che noi non siamo ingegneri geniali, ma semplicemente egoisti inebetiti. L’isola di cui parlo è costituita interamente da plastica e non è un’isoletta sperduta e invisibile, si trova nel Pacifico ed è grande tre volte la Francia. Questo per sottolineare che l’inquinamento non è solamente un problema di industrie che hanno come solo scopo il profitto, il problema siamo noi. Siamo tutti fautori di questa luttuosa fine che ci spetta, nel caso non ci fossero cambiamenti. C’è bisogno di un cambiamento manifesto perché venga sradicato dalle nostre menti questo egoismo fatale, uno stupido egoismo. Impellente è la necessità di instillare nei nostri meccanismi, dentro le nostre sinapsi, il concetto di sostenibilità e ripudiare quei qualunquismi borbottanti e bigotti i quali non fanno altro che ripetere che il cambiamento non può partire dal singolo, legittimando così ognuno di noi ad inquinare perché lo fanno tutti gli altri. Una giornata dedicata alla nostra terra esangue non basta, c’è bisogno di una rieducazione collettiva a partire dalle scuole. Non basta fare una rapida paternale, dire in mezzo ai denti che non bisogna inquinare. Tutto ciò non basta per farci dormire con la coscienza pulita. Stiamo tutti commettendo un genocidio e al contempo un suicidio, il tempo sta per scadere. Non possono fare scelte sull’argomento persone che non hanno un futuro, come coloro che compongono l’attuale classe dirigente, figlia delle passate generazioni. È normale che loro non pensino al futuro, il loro futuro sarà dentro una tomba. Sono i detentori di un futuro a lungo termine, i giovani, a dover intraprendere iniziative, ma non sto parlando di gruppi disparati, parlo dei giovani nella loro individualità, nel loro piccolo, nella loro quotidianità che devono persuadersi che senza la vita non c’è nulla e poi convincere tutti gli altri. Una goccia non fa oceano, ma un oceano è formato da tante gocce, tanti individui i quali possono formare un oceano. Ci vuole una rapida presa di coscienza, un conflitto interiore perché vengano rivalutate le priorità della nostra esistenza che è legata all’esistenza del nostro pianeta, di Gaia, la madre terra. Dobbiamo costruire il nostro futuro, la nostra aria, la nostra vita. Se non riusciamo a salvare la nostra casa, come faremo a muoverci all’interno di essa?
Venerdì, 22 Aprile 2022 18:02
22 APRILE, IL GIORNO DELLA TERRA E DELL’IPOCRISIA
Scritto da Super User
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Ambiente e Sostenibilità
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