Li chiamiamo eccedenze, invenduti, scarti ma, qualunque sia il nome che scegliamo per parlare degli alimenti che finiscono tra i rifiuti, hanno una cosa in comune: hanno richiesto energia, acqua, terra, tempo, carburanti, risorse naturali e una serie di inquinanti per essere prodotti, trasportati, trasformati, confezionati. Hanno prodotto emissioni che hanno contribuito a cambiare il clima. Hanno richiesto denaro per essere acquistati e, ancora, energia per essere conservati. Poi sono finiti, in qualche modo, tra i rifiuti: e lì hanno consumato altre risorse. Quindi, comunque li vogliamo chiamare, non sono che sprechi di cibo.
Diamo qualche numero per meglio capire il fenomeno. Per ogni europeo si producono all’incirca 840Kg di cibo all’anno. 560 ce li mangiamo, al ritmo, del tutto rispettabile, di circa 1,5Kg al giorno. Che fine fanno gli altri 280Kg? Poco meno di 200 vengono sprecati prima che il consumatore ci metta gli occhi. Nei campi, nelle aziende di trasformazione, nei supermercati. Gli ultimi 95Kg circa ci premuriamo personalmente di acquistarli per poi buttarli in pattumiera. Una montagna di cibo perfettamente edibile o, talvolta, con piccoli difetti estetici o danni alle confezioni, che ogni giorno diventa spazzatura mentre, da qualche parte, circa un miliardo e mezzo di persone soffrono di denutrizione.
Questo fenomeno di spreco alimentare raggiunge l’apice nei periodi delle festività. Le abbuffate delle Feste natalizie o pasquali, a base di numerose e ricche portate, comportano inevitabilmente grandi quantità di avanzi. Questi cibi, se non vengono opportunamente recuperati, rischiano di finire dritti nella spazzatura. Si stima che ogni anno un terzo dei cibi cucinati e serviti in occasione dei cenoni di Natale e Capodanno finiscono nel cestino: una quantità di cibo che in termini economici si traduce in circa un miliardo e 200 milioni di euro. Cifre da capogiro che, in un periodo di crisi economica come questo, fanno realmente rabbrividire.
Ma questo spreco è davvero necessario? Possiamo, da cittadini prima che consumatori, provare a fermare questa macchina dello spreco che danneggia tutti e favorisce pochissimi? Certo che possiamo: possiamo smettere di sprecare cambiando poco per volta il nostro stile di vita, risparmiando denaro e tempo, inquinando di meno e creando condizioni più giuste per chi lavora e per chi è più debole.
La prima regola è sicuramente imparare a fare la spesa, convincendoci una volta per tutte che i parenti e gli amici che si siedono con noi per il cenone della vigilia o il pranzo di Natale e Pasqua non sono reduci di guerra affamati da mesi e, pertanto, è opportuno ridurre a monte la quantità di materie prime da acquistare. Facciamo la lista di quello che ci serve, andiamo un po’ più spesso a fare la spesa e compriamo meno. In questo modo il cibo sarà più fresco e potremo controllare meglio quello che sta finendo e quello che invece è ancora in frigorifero ad attendere il suo turno. Cerchiamo di comprare direttamente dai produttori, loro non sprecano e, se compriamo in modo intelligente, non sprecheremo nemmeno noi. Compriamo più ingredienti e meno cibi pronti o trasformati, in modo da avere la possibilità non solo di decidere fino in fondo cosa mangiare, ma anche di tenere in casa tutto il necessario per il nostro pasto molto più a lungo di quanto non terremmo il prodotto finito preparato dall’industria.
La seconda regola è imparare a cucinare con gli avanzi e gli scarti. Durante le prossime Feste di Pasqua cerchiamo di mettere in campo un po' di creatività per riciclare in modo sfizioso gli avanzi. Tutta la cucina popolare, a qualunque latitudine, prevede ricette che hanno come obiettivo quello di evitare gli sprechi. Le polpette, le frittate, i “pasticci”, i timballi, le insalate, le macedonie e tutte le pietanze a base di pane raffermo hanno la preziosa capacità di unire tra loro piccole quantità di “avanzi” che altrimenti farebbero una fine indegna. Per questo è bene avere sempre in casa qualcuno degli ingredienti chiave della cucina degli avanzi: le uova, le patate, il formaggio stagionato.
Riutilizzo degli avanzi di cibo, valorizzazione degli ingredienti solitamente sottoutilizzati, rispetto della stagionalità dei prodotti e della loro impronta ecologica. Questi i principi per un ricettario che sia amico, non solo del gusto e della qualità, ma anche delle risorse ambientali.
*....invia alla redazione una tua ricetta realizzata con gli avanzi delle festività pasquali, così potremo realizzare un ricettario originale.