Giovedì, 02 Dicembre 2021 11:08

LE SFACCETTATURE DI UN ARTISTA, APPARENTEMENTE, GREZZO

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LA CLASSE V B SIA IN VISITA ALLA MOSTRA “DUILIO CAMBELLOTTI. AL DI LA’ DEL MARE” PRESSO LA CHIESA DI SAN DOMENICO di NICOLA NUNZIATA e GABRIELLA ROMANO

DUILIO CAMBELLOTTI

«Nel ceto degli artisti io sono sempre stato irregolare. Non ho frequentato scuole, non ho avuto maestri. Sono un autodidatta» Cosi si definisce Duilio Cambellotti. Da tale citazione appena rammentata dell'artista possiamo percepire parte della sua personalità e della sua arte, una persona apparentemente grezza ma capace di cogliere, grazie alla sua attitudine, una bellezza sconosciuta, una bellezza che a poche persone sarebbe venuto in mente di soverchiare, senza i paraocchi che la raffinatezza manierata impone.

ALLA SCOPERTA DI CHI CI HA SCOPERTO

In data 6 novembre 2021 finalmente si esce dalle quattro mura scolastiche. La classe V B Sia diventa protagonista di un'edificante esperienza: La scoperta dell'esistenza della chiesa di San Domenico, a molti di noi sconosciuta, dove è in corso la mostra delle opere di Duilio Cambellotti. La chiesa, oggi sconsacrata, ci si presenta con tutto il suo stile gotico e semplice, semplicità richiesta dalla devozione disincantata verso Dio, senza essere ammaliati da ornamenti eccessivi ritenuti non coerenti con l’umiltà d’animo richiesta ad ogni devoto. Alcune chiese nei pressi, come l'abbazia di Fossanova, seguivano una prassi abbastanza simile. Caratteristica onnipresente era il rosone, una finestra decorativa di forma circolare che rappresenta l’ascesa del signore. Una particolarità della chiesa “San Domenico” è quella di avere il pavimento inclinato, si potrebbe pensare che sia così per sottolineare l’importanza di Dio, infatti l’altare è posizionato in rilievo rispetto all’entrata, ma in realtà la cosa è di gran lunga più semplice e banale. Il pavimento è così perché la chiesa è costruita sui pendii, e segue semplicemente l’andatura del monte. Inoltre, sotto il pavimento inclinato, vi sono le tombe dei frati deceduti, questo nel tentativo di instaurare un legame tra vivi e morti

                                                             

LO STILE DI CAMBELLOTTI L'artista inizia come designer, crea lampade, specchi, cornici, tavoli, poi successivamente si sposta sul teatro e sulla scenografia che influenza le sue prospettive sull’arte, infatti collabora con il teatro di Roma e con l’Inda. Non meno importante è il legame con il mondo contadino, che lo porta ad intraprendere le sue battaglie socio-politiche. Tra le più importanti la bonifica dell’Agro Pontino, missione attuata con Marcucci, Giovanni Cena, Giacomo Balla e con la scrittrice Sibilla Aleramo. Cambellotti è affascinato da questi luoghi, in apparenza ignominiosi, ma che in realtà celano una bellezza naturale che lascia attonita ogni capace di spingersi più in profondità per contemplarla. Fa parte di un gruppo di artisti, nomadi, per così dire. Facevano chilometri e chilometri per andare a vedere le bellezze recondite che il mondo tiene per sé. Ben presto viene apostrofato dalla combriccola “torello” per via del suo carattere fiero riconducibile all’animale. Lunghe sono le gite mattutine che il gruppo intraprese alla scoperta dei luoghi di bonifica, e dopo svariate scampagnate, impavido come un toro, Duilio, decide di spingersi più in la, coadiuvato dalla sua curiosità. Si dirige indomito verso l’Agro Pontino e lì rimane ammaliato dall’ambiente e dalla gente che abitava quel luogo sperduto e malsano. Vede i macchinari, gli animali e le capanne, visioni che suggestionarono fortemente le successive opere dell’artista. Cambellotti aveva una predilezione verso il movimento futurista ma, non si definì un esponente di tale avanguardia. Il suo principale diletto consisteva nel catturare ciò che gli rimaneva impresso e trasformarlo in arte. Un’opera che si può associare al futurismo è “I cavalli della palude “, la peculiarità sta nelle gambe degli animali che sono più di quattro, questo per dare una sensazione di velocità come nel futurismo. Lui però si dedicava, per lo più, alla decorazione di piante, di fiori, e lampade ad olio. L'intento era trasmettere la sua arte nella vita quotidiana delle persone. Una delle molteplici nobili azioni di Cambellotti, fu decorare le pareti delle prime scuole dell’Agro pontino. Il nobile obiettivo era donare un contesto più familiare ai contadini che andavano a scuola per le prime volte: ricreare l’ambiente esterno nella classe, per mettere a loro agio i neofiti della scuola abituati a vivere in un ambiente esterno e dispersivo.

LA CORRELAZIONE TRA CAMBELLOTTI E TERRACINA L’artista ivi esposto, Duilio Cambellotti, soleva utilizzare la xilografia, o silografia. La xilografia è una tecnica d’incisione in rilievo in cui si asportano, dalla parte superiore di una tavoletta di legno, le parti non costituenti il disegno, come uno scultore sul suo blocco di marmo. Gli artisti che utilizzavano questa tecnica, incidevano con la sgorbia, un particolare tipo di scalpello, il disegno sulle tavolette di legno. L'artista fece tre celebri xilografie dedicate alla nostra ridente cittadina, Terracina. La prima opera rappresenta un’ancora, poi dei tronchi e infine Porta Napoletana. Le donazioni che fece sottolineano ancor di più il legame che l’artista aveva con la nostra città, legame dovuto all’ispirazione che Terracina gli ha donato, passivamente, grazie alla sua bellezza esterna, intrinseca e naturale. ispirazione che non si può comprare. Un’ispirazione donatagli per la sua audacia, per il suo cercare dove gli altri non avrebbero cercato, per aver scoperto intrepidamente la nostra città. Audacia che non si può comprare.

COME CI HA INFLUENZATO CAMBELLOTTI Prerogativa di ogni artista degno di tale epiteto è suggestionare lo spettatore, e Cambellotti ci è riuscito in pieno. Ci ha toccato l’animo con il suo cogliere tanto nell’apparente nulla, ha creato un turbinio di pensieri nel nostro cantuccio solitario localizzato nella testa di noi tutti, ha instillato riflessioni nate dalla contemplazione estatica delle sue opere. Insomma Duilio è ancora vivo. Attraverso la sua arte, vive nelle nostre menti. È riuscito a raggiungere l’obiettivo agognato da ogni artista: vivere oltre la vita. Ci ha fatto capire che si può trarre qualcosa anche dal nulla, donando veridicità ad un verso cantato in “Via del campo” dal caro Faber: «Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior». Per l’arte non vale il primo principio della termodinamica, si può creare anche dal nulla. Dal nulla apparente si può ricavare un risultato straordinario. Perorare il proprio ideale contro tutto e tutti, essere pionieri, questo suggestiona le gioventù… questo forgia le giovani menti.

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Letto 716 volte Ultima modifica Giovedì, 02 Dicembre 2021 11:18
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