Si sta svolgendo in questi giorni a Roma, dal 26 al 28, il pre-vertice sui sistemi alimentari che anticipa il “Summit globale sui sistemi alimentari” che si svolgerà a settembre a New York.
Un incontro di preparazione, dunque, quello che sta andando in scena nel nostro paese che ha lo scopo di fare il punto, di focalizzare, in una sintesi concreta e propositiva le oltre 2000 proposte avanzate da centinaia di agricoltori e associazioni impegnate in progetti per una agricoltura sostenibile in grado di scongiurare la fame nel mondo e contribuire ad arrestare la crisi climatica in atto.
Lo ha ben spiegato Agnes Kalibata, inviata dell’ONU al pre-vertice in una intervista rilasciata a “L’Espresso” di questa settimana. Lo scopo della riunione organizzata dall’ONU presso la sede della FAO a Roma è quello di “mettere a punto sistemi di produzione di un cibo sano, nutriente, accessibile a tutti, sostenibile e incentrato sulla biodiversità”, stimolando gli Stati e il settore alimentare privato a realizzare soluzioni innovative e non convenzionali dal punto di vista della risposta economica che per il futuro deve cercare di coniugare profitto e lotta alla fame, ai cambiamenti climatici, alla povertà e alle disuguaglianze. Tutti elementi che fanno parte di una prospettiva non più rinviabile che compone il mosaico degli obiettivi dell’Agenda 2030. Obiettivi che sembrano in realtà allontanarsi sempre di più, mentre inesorabile si accorcia il decennio di azione per il conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 annunciato lo scorso anno dal Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Questo perché se gli obiettivi dell’Agenda 2030 sembrano condivisi da tutti, dagli Stati come dalle istituzioni finanziarie mondiali, da molte associazioni e da agricoltori che stanno capendo il vantaggio di produrre in modo sostenibile a 360 gradi vendendo e trasformando in proprio, purtroppo ancora non si riesce ad incidere in modo decisivo, tale da far intravedere una inversione di tendenza dei processi negativi per il pianeta, tutti interconnessi tra di loro. Sono gli attori più forti, come i governi a non avviare il cambiamento, se a quanto pare “solo il 5% della loro spesa, in termini di investimenti, in agricoltura ha un impatto positivo dal punto di vista ambientale. Da questo punto di vista il risultato del recente G20 di Napoli dove non si è trovato un accordo sulla decarbonizzazione la dice lunga. Ecco, allora, che anche il tema “Sistemi alimentari” rischia di essere monopolizzato dalle multinazionali che gestiscono le biotecnologie, che producono organismi geneticamente modificati, che stanno dietro al business della agricoltura 4.0 al solo scopo di incrementare i propri utili. Infatti, il pre-vertice di Roma in via di svolgimento presenta una mancanza di coesione, di vedute e di intenti, di progetti e finalità, che, come racconta Marinella Correggia in un articolo del 27 luglio, “ha portato moltissimi movimenti di contadini, agricoltori e braccianti, ambientalisti, a boicottare il pre-vertice di Roma accusando il coinvolgimento dei potentati economici e finanziari che promuovono false soluzioni contro la crisi del cibo e l’emergenza climatica”.
Tuttavia, gli obiettivi dell’Agenda 2030 non sono rinviabili ed è giocoforza trovare un equilibrio tra gli interessi dei diversi attori che possono realizzare un cambiamento dell’economia in chiave di sostenibilità, concetto che deve entrare nel vocabolario delle nostre responsabilità quotidiane. In questo senso è fondamentale educare a consumare cibi stagionali, locali, prodotti in modo sostenibile, salutari, aiutando l’economia del luogo in cui si vive e l’indipendenza dei produttori che sono fondamentali per il cambiamento solo se sono liberi e non condizionati e penalizzati da un sistema globale che non li valorizza. Bisogna educare individualmente al cambiamento. La riflessione sui sistemi alimentari e sul cibo come punto di interconnessione tra tutti quegli elementi che costituiscono l’Agenda 2030 deve diventare centrale nella formazione scolastica e alimentare quella formazione perenne dell’individuo che è ancora molto lontana dall’essere realizzata.