Lo scorso mese centinaia di scuole in tutta Italia hanno protestato pacificamente contro alcuni aspetti della nuova Maturità. Le manifestazioni sono state indette per contestare "l’Alternanza scuola-lavoro nell'ambito dell'esame di Maturità, le "buste" alla prova orale, la materia Cittadinanza e Costituzione, che non è stata svolta nel triennio, le prove Invalsi all'interno del “curriculum dello studente” e la decisione di iniziare da quest’anno scolastico e non con il prossimo triennio la nuova maturità. Da quest'anno, la riforma dell’esame di Stato sarà dunque operativa, poiché siamo giunti al termine dell’iter di rinnovamento che ha avuto inizio il 14 gennaio 2017 con il primo via libera da parte del Consiglio del Ministri.
Vediamo come è strutturato il contestatissimo nuovo Esame di Stato.
L’esame di maturità dal 2019 sarà composto da due prove scritte e da un colloquio orale, ovvero:
- la prima prova di italiano (punteggio massimo di 20 punti rispetto ai 15 attuali). Verranno mantenuti i testi argomentativi in ambito storico, sociologico, letterario, filosofico ecc.
- la seconda prova su una delle materie caratteristiche dell’istituto al quale si appartiene (punteggio massimo di 20 punti rispetto ai 15 attuali). Avrà lo scopo di valutare le conoscenze dello studente relative alle discipline caratterizzanti l’istituto.
- la prova orale finale (punteggio massimo di 20 punti rispetto ai 30 attuali)
Per quanto riguarda i criteri di ammissione all’esame di Stato 2019 servirà una media complessiva del 6 e la sufficienza su tutte le materie. Il consiglio di classe potrà ammettere all’esame anche chi presenterà una o più insufficienze, ovviamente tenendone conto in ambito di crediti scolastici.
Sarà resa obbligatoria la partecipazione alle prove Invalsi, il cui risultato non inciderà tuttavia sulla media dei voti. Chi presenterà un’insufficienza sul voto di condotta sarà però automaticamente bocciato. Occorre inoltre non avere superato il limite massimo di assenze. Il test Invalsi del 2019 si svolgerà in quinta superiore (quindi non in concomitanza con le prove finali) e comprenderà l’esecuzione al computer di tre prove:
- un questionario di matematica
- un test di inglese
- un questionario di italiano
Quest’anno la prova INVALSI non sarà una vera e propria materia di esame bensì più un “prerequisito” per accedere all’esame finale, e non inciderà sugli altri punteggi. L'esame di stato vedrà l’addio alla temuta terza prova e alla tesina, quest’ultima verrà soppiantata dall’esperienza dell’alternanza scuola – lavoro (ora obbligatoria).
L’alternanza scuola lavoro sarà parte integrante del programma scolastico, e tale impegno sarà parte integrante dell’esame orale di maturità: gli esaminatori quindi porranno domande sull’impegno alternativo ai banchi di scuola per far emergere l’esperienza accumulata e i risultati conseguiti.
A ulteriore riprova che le esperienze ricopriranno nel conseguimento del titolo di studio, c’è il fatto che pare che assieme al diploma verrà allegato il curriculum scolastico, contenente il monte ore accumulato su ogni materia, i livelli di apprendimento ottenuti alle prove scritte, competenze anche professionali sviluppate in altre materie (culturali, artistiche, di volontariato). Le commissioni d’esame del 2019 non subiranno variazioni, saranno composte ancora da 3 commissari esterni, 3 commissari interni e da 1 Presidente di commissione esterno. Grande importanza verrà ricoperta dal percorso scolastico dello studente: i crediti accumulabili saliranno da 25 a 40 (12 per il terzo anno, 13 per il quarto anno, 15 per il quinto anno) e, come indicato sopra, i punti assegnabili a ciascuna prova verranno uniformati. La commissione d’esame potrà decidere se aggiungere al punteggio un bonus al massimo di 5 punti qualora il candidato abbia maturato un credito di almeno 30 punti e che abbia conseguito un punteggio di almeno 50 punti complessivamente tra le varie prove d’esame. Tuttavia, al di là di ogni considerazione in merito, qualche domanda si pone. Non si potrebbe dare la possibilità ai ragazzi delle quinte di concludere il proprio percorso scolastico e di essere valutati sulla base delle vecchie “tipologie” testuali alle quali sono stati abituati nel corso del triennio? Perché stravolgere un percorso più o meno consolidato, su cui già lavorano da almeno due anni? Forse, è inopportuno e sconveniente, ormai ad anno iniziato, modificare un percorso di preparazione agli scritti, con il quale i ragazzi, a partire dalla terza classe per l’appunto, attraverso diversi compiti ed esercitazioni a casa e in classe, si sono costantemente confrontati. Che fretta c’è? Il legislatore potrebbe favorire, ragionevolmente, un ingresso graduale delle nuove prove d’esame a partire dalla terza di quest’anno, consentendo agli studenti di prendere pian piano confidenza con le nuove “richieste”, non limitandosi solo ad elaborare una griglia di valutazione comune nazionale, ma attivandosi, piuttosto, nel produrre concretamente del materiale di supporto per gli insegnanti stessi, che sia poi direttamente spendibile in classe con i propri ragazzi. Perché non concedere, insomma, un po’ di tempo a “tutti” per acquisire dimestichezza con le novità previste?