Venerdì, 18 Ottobre 2024 03:41

ABBIAMO SEMPRE PIU' BISOGNO DI ORLANDO E DON CHISCIOTTE

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L'ORLANDO FURIOSO E IL DON CHISCIOTTE CONTINUANO A ISPIRARE IL NOSTRO IMMAGINARIO di ANTONIO ROSSI - 4 B TURISMO

L'Orlando furioso di Ludovico Ariosto e il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes sono due opere e due personaggi che non hanno mai smesso di affascinare e ispirare il nostro immaginario.

Anche il 2024 è un anno ricco di iniziative dedicate a queste due grandi figure ed ai loro autori. Proprio in questi giorni di ottobre si sta svolgendo il “Furioso Festival” in Valtellina inaugurato da 320 studenti che hanno assistito alle rappresentazioni teatrali di Enrico Messina con la messa in scena del magnifico Orlando Furiosamente Solo Rotolando. Nell'ambito del festival verrà presentato anche l'intervento dello scrittore piemontese Ernesto Ferrero “ Ariosto e Calvino, vite parallele”. L'Università di Roma “La Sapienza” ha dedicato allo scrittore ferrarese un importante convegno dal titolo “ Cantiere Ariosto 2. Ricerche filologiche, prospettive critiche e risorse digitali”, il secondo appuntamento dedicato a Ludovico Ariosto e alle ricerche attualmente in corso.

Per quanto riguarda Don Chisciotte sono il teatro e il cinema a farla da padroni con il Teatro dei venti che dopo il debutto in Belgio, ha portato la nuova produzione "Don Chisciotte" al festival Concentrico per la prima italiana; l'attore Alessio Boni che dopo le 215 repliche in teatro porta sullo schermo la pellicola Don Chisciotte con la regia di Fabio Segatori,

Insomma, a quanto pare non possiamo rinunciare a questi due grandi personaggi della letteratura di ogni tempo, forse perché abbiamo sempre più bisogno di sognare, di ideali da vivere con passione, di un po' di follia per imprese, appunto, donchisciottesche.

Proviamo, allora, a cogliere i nessi esistenti tra l'Orlando Furioso di Ariosto e il Don Chisciotte di Cervantes.

Entrambe sono due opere cardine della letteratura europea, rispettivamente per la Spagna e per l’Italia. Entrambe le opere ruotano intorno alla figura del cavaliere, ma mentre Ariosto elabora una riflessione ironica ma ancora celebrativa del mondo cavalleresco, Cervantes ne costruisce una satira radicale, smontando il mito cavalleresco attraverso le avventure tragicomiche del suo protagonista.

Le analogie e le differenze tra queste due opere mettono in luce il passaggio da una concezione eroica e fantastica della realtà a una visione disincantata e realistica, che riflette i cambiamenti culturali e sociali dell’Europa tra Rinascimento e Barocco.

Analogamente, entrambi gli autori si confrontano con il tema della cavalleria, presentando cavalieri erranti che vivono avventure straordinarie, ma che sono accomunati da una particolare condizione: la follia. Nell’ “Orlando furioso”, Orlando impazzisce per l’amore non corrisposto della bella Angelica, lasciando le sue imprese eroiche per abbandonarsi a un’ossessione incontrollabile. Allo stesso modo, “Don Chisciotte” perde il contatto con la realtà a causa dell’influenza dei romanzi cavallereschi, che lo portano a immaginare un mondo di avventure epiche, pur essendo in una Spagna reale e in decadenza. In entrambi i casi, la follia dei protagonisti diventa il motore dell’azione, portando a una serie di episodi in cui il cavaliere sfida le convenzioni della realtà.

Tuttavia, è proprio nel rapporto con la follia che emergono le prime differenze significative tra le due opere. Ariosto, nonostante l’ironia e la consapevolezza dei limiti umani, lascia uno spazio per il recupero dell’equilibrio. Orlando, infatti, alla fine della sua vicenda, recupera la sanità mentale grazie all’intervento magico di Astolfo, che riporta il senno del cavaliere dalla luna.

Questo ritorno alla ragione sottolinea un ideale di equilibrio tipico del Rinascimento, che pur riconoscendo le debolezze umane, crede nella possibilità di un recupero della ragione e dell’ordine.

Cervantes, invece, descrive una follia senza redenzione: “Don Chisciotte”, alla fine della sua vita, comprende la vanità dei suoi sogni cavallereschi, ma solo quando ormai è troppo tardi. Il suo pentimento non restituisce l’equilibrio, ma sottolinea piuttosto la tragicità di un’esistenza condotta nell’illusione. Questo esito amaro riflette il disincanto dell’epoca barocca, dove l’eroismo è ormai un ideale irrimediabilmente superato.

Ariosto e Cervantes, pur con intenti differenti, adottano entrambi un tono ironico per rappresentare i loro protagonisti. Nell’”Orlando furioso”, l’ironia serve a stemperare il “calore” delle avventure cavalleresche, creando una distanza critica tra l’autore e i suoi personaggi. Il poema, pur celebrando le imprese eroiche, gioca con le assurdità di alcune situazioni, come l’amore disperato di Orlando o la magia che sconvolge la realtà. L’ironia di Ariosto, tuttavia, non distrugge il fascino del mondo cavalleresco, ma lo arricchisce di sfumature umane, mostrando i suoi protagonisti come esseri complessi, capaci di grandi imprese ma anche vittime delle loro passioni.

In Cervantes, invece, l’ironia assume una funzione critica. “Don Chisciotte”, che si lancia in avventure immaginarie vedendo giganti dove ci sono mulini a vento, è una figura comica e tragica allo stesso tempo. L’autore usa l’ironia per mostrare la distanza tra l’ideale e la realtà: mentre “Don Chisciotte” crede di vivere in un mondo epico, il lettore assiste alla sua ridicola sconfitta conto la banalità del mondo moderno. Questa ironia più marcata riflette la posizione critica di Cervantes nei confronti del romanzo cavalleresco, che viene rappresentato come un genere ormai superato e privo di significato nella Spagna del XVII secolo.

Anche le ambientazioni delle due opere sottolineano profonde differenze. L’”Orlando furioso” è ambientato in un mondo epico e fantastico, popolato da creature magiche, incantesimi e luoghi lontani e misteriosi. Questo scenario riflette la concezione rinascimentale della letteratura come spazio di meraviglia e invenzione, dove il possibile e l’impossibile si fondono. L’opera di Ariosto, infatti, è un viaggio continuo tra realtà e fantasia, dove la magia e le imprese eroiche coesistono naturalmente.

Il “Don Chisciotte”, al contrario, è ambientato nella Spagna reale del Seicento, un mondo molto più concreto, dove le avventure del protagonista non sono altro che fraintendimenti o delusioni. La scelta di Cervantes di inserire il suo cavaliere in un contesto realistico e quotidiano accentua il contrasto tra l’idealismo di “Don Chisciotte” e la cruda realtà che lo circonda. Le sue imprese non hanno nulla di epico: combattere mulini a vento o immaginare castelli in semplici locande non è altro che una tragicomica illusione. In questo modo, Cervantes sottolinea la distanza incolmabile tra l’ideale cavalleresco e il mondo moderno, ormai disincantato.

In conclusione, le analogie tra il “Don Chisciotte” e l’”Orlando furioso” risiedono principalmente nel tema della cavalleria e nell’uso dell’ironia, ma le differenze, in particolare nel trattamento della follia e nella visione della realtà, rivelando due prospettive culturali profondamente diverse. Ariosto rappresenta un mondo in cui l’ideale cavalleresco, pur messo in discussione, mantiene ancora un certo fascino e dignità, mentre Cervantes, attraverso “Don Chisciotte”, smantella completamente quel mondo, rivelando la distanza tra sogno e realtà, ideale e disillusione.

Le due opere, pur partendo da temi simili, rappresentano due epoche storiche e culturali diverse: il Rinascimento, con la sua fiducia nella ragione e nell’equilibrio, e il Barocco, con il suo sguardo malinconico e disincantato sul mondo.

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