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Sabato, 08 Aprile 2017 08:24

IMMIGRAZIONE. INTERVISTA A FRANCESCO TRANI, MEDIATORE CULTURALE IN UN CENTRO ACCOGLIENZA DEL NOSTRO TERRITORIO

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Forse, per avere una giusta visione del fenomeno migratorio bisognerebbe andare  oltre le categorie e conoscere le persone, la loro realtà e le loro storie.

 

di Serena Formisano

Gli stranieri con regolare permesso di soggiorno presenti in Provincia di Latina sono circa 50.000, l’ 8.5% della popolazione. La maggior parte di essi provengono da altri paesi europei, il 58%. La seconda comunità più numerosa è costituita da persone che provengono dall’India e da paesi asiatici, il 29%. L’altra presenza considerevole di persone straniere presenti sul nostro territorio è costituita da coloro che provengono dall’Africa, il 10,5. A questi bisogna aggiungere i richiedenti asilo, i rifugiati e i profughi che, numerosi, sono giunti quest’anno nel nostro paese in cerca di aiuto, di una nuova opportunità, di salvezza, di dignità. Nei confronti di questi ultimi cresce sempre di più nella popolazione italiana il pregiudizio, la paura, la chiusura di chi vede in essi un pericolo per l’occupazione, per la sicurezza personale e delle comunità o addirittura un problema economico e di giustizia sociale. Ad uno sguardo più equilibrato e attento il fenomeno dell’immigrazione può essere visto, come messo in evidenza dal “Rapporto statistico sull’immigrazione 2016” curato da IDOS in collaborazione con UNAR(Unione Nazionale antidiscriminazioni Razziali), in modo positivo se si pensa ai risvolti che esso ha a livello demografico, previdenziale e occupazionale soprattutto in agricoltura.

Ad ogni modo, al di là delle statistiche e dei dati, resta il rapporto che i cittadini italiani hanno con gli immigrati, resta il problema di una convivenza civile che dovrebbe poggiare sulle solide basi dell’accoglienza, della tolleranza, dell’accettazione di culture e religioni diverse, dell’amicizia. Forse, bisognerebbe andare oltre le categorie e conoscere le persone, la loro realtà e le loro storie.

Per questo abbiamo chiesto a Francesco Trani, 22 anni, mediatore culturale in un centro d’accoglienza per immigrati nella provincia di Latina il cui lavoro consiste nel fare integrare gli extracomunitari nella vita di tutti i giorni all’interno del nostro territorio, chi sono i nostri ospiti, come vivono, quali le loro storie e speranze.

 Francesco, cosa ti ha spinto a lavorare con gli immigrati?

Ho sempre avuto un carattere molto sensibile, ho sempre pensato che procurare un sorriso sul volto di una persona triste fosse una delle più grandi virtù di un uomo.

La mia smisurata passione per la cultura africana e per i popoli lontani, mi hanno avvicinato molto a questo tipo di lavoro, che considero uno dei lavori più appaganti del mondo

 Hai sempre avuto lo stesso parere su queste persone? Da prima di entrare a contatto con loro oggi?

Si, ho sempre avuto lo stesso parere su queste persone. Le ritenevo e le ritengo tutt'ora persone splendide. La loro voglia di andare avanti nonostante le atrocità subite, il loro sorriso splendido giorno dopo giorno, la loro forza e tenacia nell'affrontare il domani in terra straniera. Sono pregi che solo chi ha sofferto e perso la libertà di sentirsi vivo può avere.

 Con quale approccio ti rivolgi a loro?

Mi rivolgo a loro con immensa curiosità. Mi sento come un bimbo nella paese dei balocchi. Per me è tutto nuovo, tutto fantastico, la curiosità è immensa. Il loro carattere amichevole mi avvolge completamente in una cultura nuova, mai vista...speciale. Usando la mia passione per aiutare il prossimo sono riuscito a stabilire un rapporto di fratellanza e Fiducia, di questo ne sono immensamente orgoglioso.

 Come affronti le diversità culturali?

Non le affronto, le apprendo. Questo tipo di lavoro ti fa dimenticare la tua cultura, ma ti fa entrare nel vortice dell'immensa diversità culturale di queste persone. Quando sono con loro non penso con il classico pensiero Occidentale, ma con il loro.

Un pensiero basato sull'amore e la semplicità delle cose, sulla naturalezza. Con il rispetto del prossimo e con la gioia di poter vivere sereni, ringraziando la vita delle piccole cose che noi Occidentali abbiamo dimenticato, come per esempio l'essere fratelli con il prossimo, senza badare a colore, sesso o religione.

 Considerando le varie avversità che molte persone hanno nei confronti degli immigrati, per paura, odio o semplice disinteresse, ti è mai capitato di ricevere critiche per il tuo “lavoro”. Se sì, quali? E come reagisci ad esse?

Ho ricevuto tantissime critiche. Forse troppe.

Addirittura mi son sentito dire che dovevo stare attento a quelle persone, perché potevano farmi male, ferirmi o addirittura derubarmi.

Da loro ho ricevuto solo tanto amore e rispetto, quindi reputo queste chiacchiere banali e di basso livello culturale.

La mia risposta a questo tipo di avversità? Un bel sorriso. L'ignoranza cade a pezzi quando sorridi.

 Che rapporto hai con loro? Ci sono mai stati episodi spiacevoli? Se sì, quali?

Con i ragazzi ho un rapporto fantastico, non ci sono mai stati episodi spiacevoli.

Loro mi vedono come un salvatore, un donatore di felicità...un fratello! Questo perché nella vita, se usi il cuore, le persone ti apprezzano con tutte le energie possibili.

Questo discorso chiaramente posso farlo solo su di loro, perché solo chi conosce la sofferenza apprezza l'amore nella vita.

Perché l'amore è quello che fai quotidianamente, non quello che dici. Un gesto vale più di mille parole

 Ti hanno mai raccontato la loro storia?

Quasi tutti mi hanno raccontato le loro storie. Racconti dell'orrore.

Attraversare a piedi nudi l'immenso deserto del Sahara verso la Libia, nascondersi dai cacciatori del deserto, i Tuareg, essere imprigionati e picchiati in Libia, non mangiare per settimane.

Queste sono solo le pochissime storie di tanti ragazzi che hanno vissuto l'inferno.

 Cosa ti ha colpito di più di più della loro diversità, della loro cultura, delle loro storie?

La cosa che mi ha colpito di più, che ancora adesso non riesco a spiegarmi, è la loro felicità nonostante le gravi perdite subite. Mi chiedo sempre come sia possibile sorridere dopo aver subito atroci torture, dopo aver visto persone morire decapitate e altri orrori.

Cosa vuol dire tutto questo? Che la vita e la libertà hanno un valore inestimabile e quando scappi dal tuo paese perché c'è l'inferno, allora si che puoi sorridere...nonostante tutto.

 Quali sono gli aspetti positivi di questo lavoro?

Gli aspetti positivi del mio lavoro sono innumerevoli. Uno dei tanti è il sentirsi apprezzato quotidianamente per quello che fai e quello che sei. Aiutare il prossimo è bello proprio perché sai che stai facendo la cosa giusta, che hai fatto del bene a qualcuno che non ha mai sorriso.

 Quelli negativi invece?

L'aspetto negativo, purtroppo, è quello di dover entrare in un mondo diverso e ascoltare storie raccapriccianti, conoscere persone che hanno perso tutto, e tutto questo fa male dentro.

Non nego a nessuno che inizialmente mi sentivo in colpa, in colpa per stare bene, per non aver perso niente nella vita. Tutto questo mi ha fortificato, perché mi ha fatto apprezzare tutto quello che ho e che la vita mi ha dato.

  Secondo te si potrebbe fare di più per evitare l’astio nei loro confronti?

Per evitare l'astio nei confronti di queste persone, inviterei tutti a entrare in un centro di accoglienza per almeno un giorno. Rinfrescherebbe le idee a molte persone che parlano senza pensare.

 Una parola per coloro che sostengono di non voler nessuno rapporto con gli immigrati?

Mi dispiace tanto per loro. Rifiutando di avere rapporti con gli immigrati, rifiutano di conoscere se stessi, rifiutano di toccare con mano l'amore e la sensibilità del proprio essere. Ma credo che chi rifiuta queste persone, non ha mai avuto amore  e sensibilità.

 

Link utili:

http://www.dossierimmigrazione.it/docnews/file/Scheda%20Dossier%202016.pdf

Letto 2950 volte Ultima modifica Martedì, 11 Aprile 2017 17:54

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